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Epistole di S. Paolo ai Romani 3:6-17 Versione Diodati Riveduta (RDV24)

6. Così non sia; perché, altrimenti, come giudicherà egli il mondo?

7. Ma se per la mia menzogna la verità di Dio è abbondata a sua gloria, perché son io ancora giudicato come peccatore?

8. E perché (secondo la calunnia che ci è lanciata e la massima che taluni ci attribuiscono), perché non ‘facciamo il male affinché ne venga il bene?’ La condanna di quei tali è giusta.

9. Che dunque? Abbiam noi qualche superiorità? Affatto; perché abbiamo dianzi provato che tutti, Giudei e Greci, sono sotto il peccato,

10. siccome è scritto: Non v'è alcun giusto, neppur uno.

11. Non v'è alcuno che abbia intendimento, non v'è alcuno che ricerchi Dio.

12. Tutti si sono sviati, tutti quanti son divenuti inutili. Non v'è alcuno che pratichi la bontà, no, neppur uno.

13. La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno usato frode; v'è un veleno di aspidi sotto le loro labbra.

14. La loro bocca è piena di maledizione e d'amarezza.

15. I loro piedi son veloci a spargere il sangue.

16. Sulle lor vie è rovina e calamità,

17. e non hanno conosciuto la via della pace.

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