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Epistole di S. Paolo ai Romani 14:11-22 Versione Diodati Riveduta (RDV24)

11. infatti sta scritto: Com'io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio.

12. Così dunque ciascun di noi renderà conto di se stesso a Dio.

13. Non ci giudichiamo dunque più gli uni gli altri, ma giudicate piuttosto che non dovete porre pietra d'inciampo sulla via del fratello, né essergli occasione di caduta.

14. Io so e son persuaso nel Signor Gesù che nessuna cosa è impura in se stessa; però se uno stima che una cosa è impura, per lui è impura.

15. Ora, se a motivo di un cibo il tuo fratello è contristato, tu non procedi più secondo carità. Non perdere, col tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto!

16. Il privilegio che avete, non sia dunque oggetto di biasimo;

17. perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo.

18. Poiché chi serve in questo a Cristo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini.

19. Cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla mutua edificazione.

20. Non disfare, per un cibo, l'opera di Dio. Certo, tutte le cose son pure ma è male quand'uno mangia dando intoppo.

21. È bene non mangiar carne, né bever vino, né far cosa alcuna che possa esser d'intoppo al fratello.

22. Tu, la convinzione che hai, serbala per te stesso dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che approva.

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