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Epistole di S. Paolo 1 ai Corinzi 14:19-33 Versione Diodati Riveduta (RDV24)

19. ma nella chiesa preferisco dir cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne diecimila in altra lingua.

20. Fratelli, non siate fanciulli per senno; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto a senno, siate uomini fatti.

21. Egli è scritto nella legge: Io parlerò a questo popolo per mezzo di gente d'altra lingua, e per mezzo di labbra straniere; e neppur così mi ascolteranno, dice il Signore.

22. Pertanto le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti: la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i credenti.

23. Quando dunque tutta la chiesa si raduna assieme, se tutti parlano in altre lingue, ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno essi che siete pazzi?

24. Ma se tutti profetizzano, ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti,

25. è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore son palesati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi.

26. Che dunque, fratelli? Quando vi radunate, avendo ciascun di voi un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o una interpretazione, facciasi ogni cosa per l'edificazione.

27. Se c'è chi parla in altra lingua, siano due o tre al più, a farlo; e l'un dopo l'altro; e uno interpreti;

28. e se non v'è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio.

29. Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino;

30. e se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente si taccia.

31. Poiché tutti, uno ad uno, potete profetare; affinché tutti imparino e tutti sian consolati;

32. e gli spiriti de' profeti son sottoposti a' profeti,

33. perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace.

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