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Epistola agli Ebrei 12:11-23 Versione Diodati Riveduta (RDV24)

11. Or ogni disciplina sembra, è vero, per il presente non esser causa d'allegrezza, ma di tristizia; però rende poi un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati per essa esercitati.

12. Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti;

13. e fate de' sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuor di strada, ma sia piuttosto guarito.

14. Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore;

15. badando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia sì che molti di voi restino infetti;

16. che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.

17. Poiché voi sapete che anche quando più tardi volle eredare la benedizione fu respinto, perché non trovò luogo a pentimento, sebbene la richiedesse con lagrime.

18. Poiché voi non siete venuti al monte che si toccava con la mano, avvolto nel fuoco, né alla caligine, né alla tenebria, né alla tempesta,

19. né al suono della tromba, né alla voce che parlava in modo che quelli che la udirono richiesero che niuna parola fosse loro più rivolta

20. perché non poteano sopportar l'ordine: Se anche una bestia tocchi il monte sia lapidata;

21. e tanto spaventevole era lo spettacolo, che Mosè disse: Io son tutto spaventato e tremante;

22. ma voi siete venuti al monte di Sion, e alla città dell'Iddio vivente, che è la Gerusalemme celeste, e alla festante assemblea delle miriadi degli angeli,

23. e alla Chiesa de' primogeniti che sono scritti nei cieli, e a Dio, il Giudice di tutti, e agli spiriti de' giusti resi perfetti,

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