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Atti degli Apostoli 23:26-35 Versione Diodati Riveduta (RDV24)

26. Claudio Lisia, all'eccellentissimo governatore Felice, salute.

27. Quest'uomo era stato preso dai Giudei, ed era sul punto d'esser da loro ucciso, quand'io son sopraggiunto coi soldati e l'ho sottratto dalle loro mani, avendo inteso che era Romano.

28. E volendo sapere di che l'accusavano, l'ho menato nel loro Sinedrio.

29. E ho trovato che era accusato intorno a questioni della loro legge, ma che non era incolpato di nulla che fosse degno di morte o di prigione.

30. Essendomi però stato riferito che si tenderebbe un agguato contro quest'uomo, l'ho subito mandato a te, ordinando anche ai suoi accusatori di dir davanti a te quello che hanno contro di lui.

31. I soldati dunque, secondo ch'era loro stato ordinato, presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipatrìda.

32. E il giorno seguente, lasciati partire i cavalieri con lui, tornarono alla fortezza.

33. E quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo.

34. Ed egli avendo letta la lettera e domandato a Paolo di qual provincia fosse, e inteso che era di Cilicia, gli disse:

35. Io ti udirò meglio quando saranno arrivati anche i tuoi accusatori. E comandò che fosse custodito nel palazzo d'Erode.

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