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Lamentazioni 4:8-19 Versione Diodati Riveduta (RDV24)

8. Il loro aspetto è ora più cupo del nero; non si riconoscon più per le vie; la loro pelle è attaccata alle ossa, è secca, è diventata come un legno.

9. Più felici sono stati gli uccisi di spada di quelli che muoion di fame; poiché questi deperiscono estenuati, per mancanza de' prodotti dei campi.

10. Delle donne, pur sì pietose, hanno con le lor mani fatto cuocere i loro bambini, che han servito loro di cibo, nella ruina della figliuola del mio popolo.

11. L'Eterno ha esaurito il suo furore, ha riservata l'ardente sua ira, ha acceso in Sion un fuoco, che ne ha divorato le fondamenta.

12. Né i re della terra né alcun abitante del mondo avrebbero mai creduto che l'avversario, il nemico, sarebbe entrato nelle porte di Gerusalemme.

13. Così è avvenuto per via de' peccati de' suoi profeti, delle iniquità de' suoi sacerdoti, che hanno sparso nel mezzo di lei il sangue dei giusti.

14. Essi erravan come ciechi per le strade, lordati di sangue, in guisa che non si potevano toccare le loro vesti.

15. ‘Fatevi in là! Un impuro!’ si gridava al loro apparire; ‘Fatevi in là! Fatevi in là! Non lo toccate!’ Quando fuggivano, erravan qua e là, e si diceva fra le nazioni: ‘Non restino più qui!’

16. La faccia dell'Eterno li ha dispersi, egli non volge più verso loro il suo sguardo; non s'è portato rispetto ai sacerdoti, né s'è avuto pietà de' vecchi.

17. E a noi si consumavano ancora gli occhi in cerca d'un soccorso, aspettato invano; dai nostri posti di vedetta scrutavamo la venuta d'una nazione che non potea salvarci.

18. Si spiavano i nostri passi, impedendoci di camminare per le nostre piazze. ‘La nostra fine è prossima’, dicevamo: ‘I nostri giorni son compiuti, la nostra fine è giunta!’

19. I nostri persecutori sono stati più leggeri delle aquile de' cieli; ci han dato la caccia su per le montagne, ci han teso agguati nel deserto.

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