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Seconda Lettera ai Corinzi 12:3-11 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

3. So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa)

4. fu rapito in *paradiso, e udí parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunziare.

5. Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze.

6. Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché direi la verità; ma me ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente da me.

7. E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.

8. Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me;

9. ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.

10. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.

11. Sono diventato pazzo; siete voi che mi ci avete costretto; infatti io avrei dovuto essere da voi raccomandato; perché in nulla sono stato da meno di quei sommi *apostoli, benché io non sia nulla.

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