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Lettera ai Romani 9:1-13 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

1. Dico la verità in Cristo, non mento – poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo –

2. ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore;

3. perché io stesso vorrei essere *anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne,

4. cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse;

5. ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen!

6. Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d'*Israele sono Israele;

7. né per il fatto di essere stirpe d'*Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: «È in *Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza».

8. Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza.

9. Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e *Sara avrà un figlio».

10. Ma c'è di piú! Anche a *Rebecca avvenne la medesima cosa quand'ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre;

11. poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione,

12. che dipende non da opere, ma da colui che chiama) le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»;

13. com'è scritto: «Ho amato *Giacobbe e ho odiato *Esaú».

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