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Lettera ai Galati 4:9-27 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

9. ma ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, di cui volete rendervi schiavi di nuovo?

10. Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni!

11. Io temo di essermi affaticato invano per voi.

12. Siate come sono io, fratelli, ve ne prego, perché anch'io sono come voi.

13. Voi non mi faceste torto alcuno; anzi sapete bene che fu a motivo di una malattia che vi evangelizzai la prima volta;

14. e quella mia infermità, che era per voi una prova, voi non la disprezzaste né vi fece ribrezzo; al contrario mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesú stesso.

15. Dove sono dunque le vostre manifestazioni di gioia? Poiché vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati.

16. Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità?

17. Costoro sono zelanti per voi, ma non per fini onesti; anzi vogliono staccarvi da noi affinché il vostro zelo si volga a loro.

18. Ora è una buona cosa essere in ogni tempo oggetto dello zelo altrui nel bene, e non solo quando sono presente tra di voi.

19. Figli miei, per i quali sono di nuovo in doglie, finché Cristo sia formato in voi,

20. oh, come vorrei essere ora presente tra di voi e cambiar tono perché sono perplesso a vostro riguardo!

21. Ditemi, voi che volete essere sotto la legge, non prestate ascolto alla legge?

22. Infatti sta scritto che *Abraamo ebbe due figli: uno dalla schiava e uno dalla donna libera;

23. ma quello della schiava nacque secondo la carne, mentre quello della libera nacque in virtú della promessa.

24. Queste cose hanno un senso allegorico; poiché queste donne sono due patti; uno, del monte Sinai, genera per la schiavitú, ed è *Agar.

25. Infatti Agar è il monte Sinai in Arabia e corrisponde alla *Gerusalemme del tempo presente, che è schiava con i suoi figli.

26. Ma la Gerusalemme di lassú è libera, ed è nostra madre.

27. Infatti sta scritto: «Rallègrati, sterile, che non partorivi! Prorompi in grida, tu che non avevi provato le doglie del parto! Poiché i figli dell'abbandonata saranno piú numerosi di quelli di colei che aveva marito».

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