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Atti degli Apostoli 7:25-37 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

25. Or egli pensava che i suoi fratelli avrebbero capito che Dio voleva salvarli per mano di lui; ma essi non compresero.

26. Il giorno seguente si presentò a loro, mentre litigavano, e cercava di riconciliarli, dicendo: “Uomini, voi siete fratelli; perché vi fate torto a vicenda?”

27. Ma quello che faceva torto al suo prossimo lo respinse, dicendo: “Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi?

28. Vuoi uccidere me come ieri uccidesti l'Egiziano?”

29. A queste parole Mosè fuggí, e andò a vivere come straniero nel paese di Madian, dove ebbe due figli.

30. Trascorsi quarant'anni, un angelo gli apparve nel deserto del monte Sinai, nella fiamma di un pruno ardente.

31. Mosè guardò e rimase stupito di questa visione; e, come si avvicinava per osservare meglio, si udí la voce del Signore:

32. “Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe”. Mosè, tutto tremante, non osava guardare.

33. Il Signore gli disse: “Togliti i calzari dai piedi; perché il luogo dove stai è suolo sacro.

34. Certo, ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito i loro gemiti e sono disceso per liberarli; e ora, vieni, ti manderò in Egitto”.

35. Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: “Chi ti ha costituito capo e giudice?”, proprio lui Dio mandò loro come capo e liberatore con l'aiuto dell'angelo che gli era apparso nel pruno.

36. Egli li fece uscire, compiendo prodigi e segni nel paese d'Egitto, nel mar Rosso e nel deserto per quarant'anni.

37. Questi è il Mosè che disse ai figli d'Israele: “Dio vi susciterà, tra i vostri fratelli, un *profeta come me”.

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