Nuovo Testamento

Atti 16:12-27 La Parola è Vita (PEV)

12. Finalmente raggiungemmo Filippi, colonia romana e capoluogo di quella parte della Macedonia. Là rimanemmo per diversi giorni.

13. Un sabato uscimmo dalla città, per andare a pregare: pensavamo infatti che lungo il fiume ci fosse un posto dove la gente si riuniva per pregare. Fu là che ci mettemmo a parlare con alcune donne che si erano riunite.

14. Una di loro si chiamava Lidia: veniva dalla città di Tiatira e commerciava in stoffe di porpora. Lidia adorava già il vero Dio e, mentre ci ascoltava, il Signore aprì il suo cuore ed ella aderì a ciò che Paolo diceva.

15. Dopo essere stata battezzata con tutta la sua famiglia, cʼinvitò a casa sua: «Se mi considerate credente nel Signore», ci disse, «dovete essere miei ospiti!» E insistette finché non accettammo.

16. Un giorno, mentre stavamo tornando al solito posto vicino al fiume, per pregare, ci venne incontro una schiava indemoniata, che prediceva il futuro e così guadagnava molto denaro per i suoi padroni.

17. La ragazza cominciò a seguirci, gridando: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo, sono venuti ad annunciarvi la via della salvezza!»

18. La cosa si ripeté per parecchi giorni, finché Paolo, che non ne poteva più, si voltò e disse al demonio che era dentro di lei: «Nel nome di Gesù Cristo, ti ordino di uscire da questa donna!» In quel momento stesso lo spirito maligno uscì dalla schiava.

19. Ma i suoi padroni, vedendo svanire ogni speranza di altri guadagni, presero Paolo e Sila, li portarono davanti ai giudici, sulla pubblica piazza e li accusarono con queste parole:

20-21. «Questi Giudei mettono sottosopra la nostra città e insegnano riti che noi, come sudditi di Roma, non possiamo accettare e tanto meno mettere in pratica».

22. Ben presto anche la folla insorse contro Paolo e Sila. I giudici allora ordinarono di strappare loro i vestiti di dosso e di bastonarli.

23. Uno dopo lʼaltro i colpi segnavano profondamente la schiena di Paolo e Sila che, dopo la punizione, furono gettati in prigione. Il loro carceriere fu minacciato di morte, se se li fosse lasciati scappare.

24. Allora lʼuomo, per tenerli al sicuro, li gettò nella cella più interna, e mise loro i ceppi ai piedi.

25. Verso mezzanotte, mentre Paolo e Sila stavano pregando e cantando inni al Signore, e gli altri prigionieri ascoltavano,

26. allʼimprovviso ci fu un grande terremoto. La prigione fu scossa dalle fondamenta, tutte le porte si aprirono e le catene dei carcerati caddero a terra!

27. Il carceriere, svegliatosi di soprassalto, quando vide le porte delle celle spalancate, pensò che i prigionieri fossero scappati e sguainò la spada per uccidersi.

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