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Isaia 33:11-24 Giovanni Diodati Bibbia 1649 (IGD)

11. Voi concepirete della pula, e partorirete della stoppia; la vostra ira sarà un fuoco che vi divorerà.

12. E i popoli saranno come fornaci da calcina; saranno arsi col fuoco come spine tagliate.

13. Ascoltate, lontani, ciò che io ho fatto; e voi, vicini, conoscete la mia forza.

14. I peccatori saranno spaventati in Sion, tremito occuperà gl’ipocriti, e diranno: Chi di nio dimorerà col fuoco divorante? Chi di noi dimorerà con gli ardori eterni?

15. Colui che cammina in ogni giustizia, e parla cose diritte; che disdegna il guadagno di storsioni; che scuote le sue mani, per non prender presenti; che tura gli orecchi, per non udire omicidii; e chiude gli occhi, per non vedere il male;

16. esso abiterà in luoghi eccelsi; le fortezze delle rocce saranno il suo alto ricetto; il suo pane gli sarà dato, la sua acqua non fallirà.

17. Gli occhi tuoi mireranno il re nella sua bellezza, vedranno la terra lontana.

18. Il tuo cuore mediterà lo spavento, e dirai: Dove è il commessario della rassegna? dove è il pagatore? dove è colui che tiene i registri delle torri?

19. Ma tu non vedrai il popolo fiero, popolo di linguaggio oscuro, che non s’intende; di lingua balbettante, che non si comprende.

20. Riguarda Sion, città delle nostre feste solenni; gli occhi tuoi veggano Gerusalemme, stanza tranquilla, tabernacolo che non sarà giammai trasportato altrove, i cui piuoli giammai non saranno rimossi, nè rotta alcuna delle sue funi;

21. anzi quivi sarà il Signore magnifico inverso noi; quello sarà un luogo di fiumi, di rivi larghi, al quale non potrà giunger nave da remo, nè grosso navilio passarvi.

22. Perciocchè il Signore è il nostro Giudice, il Signore è il nostro Legislatore, il Signore è il nostro Re; egli ci salverà.

23. Le tue corde son rallentate; esse non potranno tener fermamente diritto l’albero della lor nave, nè spiegar la vela; allora sarà spartita la preda di grandi spoglie; gli zoppi stessi prederanno la preda.

24. E gli abitanti non diranno più: Io sono infermo; il popolo che abiterà in quella sarà un popolo, al quale l’iniquità sarà perdonata.

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