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Giobbe 31:28-40 Giovanni Diodati Bibbia 1649 (IGD)

28. Questa ancora è una iniquità da giudici; Conciossiachè io avrei rinnegato l’Iddio disopra.

29. Se mi son rallegrato della calamità del mio nemico, Se mi son commosso di allegrezza, quando male gli era sopraggiunto,

30. Io che non pure ho recato il mio palato a peccare, Per chieder la sua morte con maledizione;

31. Se la gente del mio tabernacolo non ha detto: Chi ci darà della sua carne? Noi non ce ne potremmo giammai satollare….

32. Il forestiere non è restato la notte in su la strada; Io ho aperto il mio uscio al viandante.

33. Se io ho coperto il mio misfatto, come fanno gli uomini, Per nasconder la mia iniquità nel mio seno…

34. Quantunque io potessi spaventare una gran moltitudine, Pure i più vili della gente mi facevano paura, Ed io mi taceva, e non usciva fuor della porta.

35. Oh! avessi io pure chi mi ascoltasse! Ecco, il mio desiderio è Che l’Onnipotente mi risponda, O che colui che litiga meco mi faccia una scritta;

36. Se io non la porto in su la spalla, E non me la lego attorno a guisa di bende.

37. Io gli renderei conto di tutti i miei passi, Io mi accosterei a lui come un capitano.

38. Se la mia terra grida contro a me, E se parimente i suoi solchi piangono;

39. Se ho mangiati i suoi frutti senza pagamento, E se ho fatto sospirar l’anima de’ suoi padroni;

40. In luogo del grano nascami il tribolo, E il loglio in luogo dell’orzo. Qui finiscono i ragionamenti di Giobbe.

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