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Cantico dei Cantici 2:8-17 Giovanni Diodati Bibbia 1649 (IGD)

8. Ecco la voce del mio amico; Ecco, egli ora viene Saltando su per i monti, Saltellando su per i colli.

9. L’amico mio è simile ad un cavriuolo, O ad un cerbiatto; Ecco ora sta dietro alla nostra parete, Egli riguarda per le finestre, Egli si mostra per i cancelli.

10. Il mio amico mi ha fatto motto, e mi ha detto: Levati, amica mia, bella mia, e vientene.

11. Perciocchè, ecco, il verno è passato; Il tempo delle gran piogge è mutato, ed è andato via;

12. I fiori si veggono sulla terra; Il tempo del cantare è giunto, E s’ode la voce della tortola nella nostra contrada.

13. Il fico ha messi i suoi ficucci, E le viti fiorite rendono odore; Levati, amica mia, bella mia, e vientene.

14. O colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce, Ne’ nascondimenti de’ balzi, Fammi vedere il tuo aspetto, Fammi udir la tua voce; Perciocchè la tua voce è soave, e il tuo aspetto è bello.

15. Pigliateci le volpi, Le piccole volpi che guastano le vigne, Le nostre vigne fiorite.

16. Il mio amico è mio, ed io son sua; Di lui, che pastura la greggia fra i gigli.

17. Ritornatene, amico mio, A guisa di cavriuolo o di cerbiatto, Sopra i monti di Beter, Finchè spiri l’aura del giorno, E che le ombre se ne fuggano.

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