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Epistola di S. Paolo 1 ai Corinti 4:1-11 Diodati Bibbia 1885 (DO885)

1. COSÌ faccia l'uomo stima di noi, come di ministri di Cristo, e di dispensatori de' misteri di Dio.

2. Ma nel resto ei si richiede ne' dispensatori, che ciascuno sia trovato fedele.

3. Ora, quant'è a me, io tengo per cosa minima d'esser giudicato da voi, o da alcun giudicio umano; anzi, non pur mi giudico me stesso.

4. Perciocchè non mi sento nella coscienza colpevole di cosa alcuna; tuttavolta, non per questo sono giustificato; ma il Signore è quel che mi giudica.

5. Perciò, non giudicate di nulla innanzi al tempo, finchè sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli de' cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.

6. ORA, fratelli, io ho rivolte queste cose, per una cotal maniera di parlare, in me, e in Apollo, per amor vostro, acciocchè impariate in noi a non esser savi sopra ciò ch'è scritto; affin di non gonfiarvi l'un per l'altro contro ad altrui.

7. Perciocchè, chi ti discerne? e che hai tu che tu non lo abbi ricevuto? e se pur tu l'hai ricevuto, perchè ti glorii, come non avendolo ricevuto?

8. Già siete saziati, già siete arricchiti, già siete divenuti re senza noi; e fosse pur così, che voi foste divenuti re, acciocchè noi ancora regnassimo con voi.

9. Perciocchè io stimo che Iddio ci ha menati in mostra, noi gli ultimi apostoli, come uomini dannati a morte; poichè noi siamo stati fatti un pubblico spettacolo al mondo, agli angeli, ed agli uomini.

10. Noi siam pazzi per Cristo, e voi siete savi in Cristo; noi siam deboli, e voi forti; voi siete gloriosi, e noi disonorati.

11. Infino ad ora sofferiamo fame, e sete, e nudità; e siam battuti di guanciate, e non abbiamo alcuna stanza ferma.

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