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Epistola di S. Paolo 1 ai Corinti 14:5-15 Diodati Bibbia 1885 (DO885)

5. Or io voglio bene che voi tutti parliate linguaggi; ma molto più che profetizziate; perciocchè maggiore è chi profetizza che chi parla linguaggi, se non ch'egli interpreti, acciocchè la chiesa ne riceva edificazione.

6. Ed ora, fratelli, se io venissi a voi parlando in linguaggi strani, che vi gioverei, se non che io vi parlassi o in rivelazione, o in scienza, o in profezia, o in dottrina?

7. Le cose inanimate stesse che rendono suono, o flauto, o cetera, se non dànno distinzione a' suoni, come si riconoscerà ciò che è sonato in sul flauto, o in su la cetera?

8. Perciocchè, se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si apparecchierà alla battaglia?

9. Così ancor voi, se per lo linguaggio non proferite un parlare intelligibile, come s'intenderà ciò che sarà detto? perciocchè voi sarete come se parlaste in aria.

10. Vi sono, per esempio, cotante maniere di favelle nel mondo, e niuna nazione fra gli uomini è mutola.

11. Se dunque io non intendo ciò che vuol dir la favella, io sarò barbaro a chi parla, e chi parla sarà barbaro a me.

12. Così ancor voi, poichè siete desiderosi de' doni spirituali, cercate d'abbondarne, per l'edificazion della chiesa.

13. Perciò, chi parla linguaggio strano, preghi di potere interpretare.

14. Perciocchè, se io fo orazione in linguaggio strano, ben fa lo spirito mio orazione, ma la mia mente è infruttuosa.

15. Che si deve adunque fare? io farò orazione con lo spirito, ma la farò ancora con la mente; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò ancora con la mente.

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